Castell'Arquato
transl.
Region | Emilia Romagna |
Province | Piacenza (PC) |
Altitude | 254 m |
Area - City Proper |
52 km² |
Population - City (2004) - Density |
4,566 88/km² |
Time zone | CET, UTC+1 |
Coordinates | 44°51′N 9°52′E / 44.850°N 9.867°E |
Patron: - Saint -Day |
San Pietro 7 April |
Site | www.comune.castellarquato.pc.it |
Castell'Arquato is an anchient village which has still maintained its apprearance as it was in early X centuaty. It is located in Emilia Romagna in the province of Piacenza.
Castell'Arquato is strategically located on the first hills of Val D’Arda. The Old Town is a high rock controlling and odominating the valley.
Located on the Piacenza hills, Castell'Arquato, a very well maintained Medieval town, presents a very spectacular ambientation (Trivia: for this reason it has also been chosen from movie productions like for Ladyhawke with Matthew Broderick, Rutger Hauer and Michelle Pfeiffer)
The urban implant articulates in the village with a beautiful monumental centre situated on the top of the hill around which is the village.
Castell'Arquato is situated in the province of Piacenza and at approximately 30 Km from Piacenza and 35Km from Parma
The Old Town is constructed according to the traditional strucutre of medioeval town and has not been changed significantly over 10 centuries.
Castell'Arquato is also in the area of the Colli Piacentini (Piacenza Hills) an important area for wine production. The most importa wine produced in the Colli Piancentini are Gutturnio, Bonarda, Ortrugo, Malvasia, and Monterosso Val d'Arda.
Brief History
The origins of Castell'Arquato origins are uncertained. It is believed originally it was a Roman military settlement (castrum). During the Roman Imperial Era it developed into a small rural town, thanks to its favourable dominance of the routes from Piacenza and Parma toward the Ligurian sea (Liguria is at the end of the Piacenza valleys).
The first historical news concernig Castell’Arquato (known as la Pieve) appear in the VIIIth century b.C. Castell'Arquato seems to have been constructed by a "noble and powerful Domini named Magno". Magno built the squared based castle and a church "In honor Mater Dei" (756-758). At that time Castell’Arquato had a military(Castrum) and an agricultural organisation (Curtis) , the Justice Administration (Curia) and the Religious Administration (Pieve).
Before dying Magno in 789 gave the town to the bishop of Piacenza, the church of Santa Maria Magno dona alla sua morte nel 789 al vescovo di Piacenza il paese, la chiesa di S.Maria e i beni annessi e Castell’Arquato assume un importante indipendenza come Pieve. Con la donazione di Magno, Castell’Arquato passa sotto il dominio del Vescovo di Piacenza.
Ci sono testimonianze che negli ultimi decenni del primo millennio il borgo arquatese godesse di notevole vitalità. Il Vescovo godeva per il territorio arquatese del fodro (diritto di esazione delle imposte dirette) su tutti gli uomini, nobiles, burgenses o castellani che posseggono case e terreni e sugli ecclesiastici di Santa Maria.
Dal 1204 al 1207 il vescovo di Piacenza Grimerio scelse come dimora Castell’Arquato. Il borgo assume una maggiore autonomia rispetto al comune di Piacenza. La concessione del governo autonomo avviene ufficialmente nell’estate del 1220.
Il primo documento dell’archivio storico della comunità arquatese è del 10 agosto 1220 e certifica che il vescovo Vicedomio cede al comune e agli homines di Castell’Arquato tutti i suoi beni nel borgo e nel territorio, dandoli in enfiteusi per 700 lire piacentine. Per 200 lire e un piccolo canone annuo cede anche “a titolo di investitura in perpetuo tutte le giurisdizioni, onori e ragioni di decimare” di Castell’Arquato, Lusurasco, San Lorenzo e Vernasca.
Castell’Arquato viene retta da un Podestà nominato dal Comune di Piacenza tra i membri più illustri delle famiglie piacentine e restava in carica tre anni. Il Podestà aveva funzioni civili e politiche, amministrava la giustizia.
La fase podestarile termina nel 1290 quando Alberto Scotti, sostenuto dal partito guelfo, dal ceto mercantile e dalle corporazioni degli artigiani, diventa signore di Piacenza. Anche Castell’Arquato diventa una signoria vera e propria. Alberto Scotti si lega alla famiglia Visconti ed estende il proprio dominio al territorio di Piacenza. A Castell’Arquato insedia il podestà Tedesio de’ Spectinis. L’alleanza coi Visconti finisce nel 1302, il figlio di Matteo Visconti, Galeazzo Visconti, sposa Beatrice d’Este e sposta il peso delle alleanze, dando il via ad un periodo di scontri che porteranno gli Scotti a Milano.
Sotto il dominio degli Scotti Castell’Arquato acquista prestigio politico e si arricchisce di molte delle costruzioni che si possono ammirare ancora oggi, tra cui il Palazzo di Giustizia, nucleo di quello che oggi è il Palazzo del Duca e il Palazzo del Podestà.
Nel 1304 Alberto Scotti viene cacciato da Castell’Arquato dal comune di Piacenza, ma vi tornò tre anni dopo nel 1307. Dopo la discesa di Arrigo VII del 1310 Alberto Scotti governerà il borgo, a fasi alterne, fino al 1316 quando Galeazzo Visconti assediò Castell’Arquato che capitolò l’anno seguente.
Galeazzo Visconti concede al borgo “grazie speciali”: facoltà di emanciparsi giuridicamente da Piacenza, privilegio di dotarsi di un autonomo corpus di norme legislative, sarà il fondamento degli statuti quattrocenteschi. Inizia il dominio visconteo che durerà fino al 1450.
Nel 1324 Castell’Arquato viene ceduta al comune di Piacenza, soggetta anch’essa al dominio della Chiesa, che governa sul borgo per dodici anni. Piacenza torna ai Visconti nel 1336 con Azzone Visconti, che favorisce l’autonomia degli arquatesi da Piacenza, insediando un podestà di sua fiducia, Galvagno de’ Comini e facilitando la fortificazione di una zona così importante dal punto di vista strategico e militare. Muore a trentasette anni. A Luchino Visconti, suo successore, si deve la costruzione della Rocca (dal 1342), promossa dal Comune di Piacenza.
Nel 1403 Gian Galeazzo Visconti investe Borromeo de’ Borromei e la sua discendenza dei poteri feudali su Castell’Arquato, con annesse rendite fiscali. Minacciati dalla potente famiglia fiorenzuolana degli Arcelli, cedono i loro diritti agli arquatesi, che li rimettono a Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Dal 1416 al 1470 il borgo si chiamerà Castel Visconti.
Nel 1438 Filippo Maria Visconti offre il feudo al condottiero Niccolò Piccinino, sotto il suo governo vengono promulgati gli Statuti Comunali, gli Statuta et Decreta Terrae Castri Arquati. Da Niccolò il borgo passa ai figli Francesco e Jacopo. Il cupo periodo del dominio visconteo si chiude con la morte di Filippo Maria Visconti senza eredi. Su Milano si allunga la mano di suo genero Francesco I Sforza, che viene proclamato dopo il 1447 anche signore di Piacenza e del contado. Il Dominio delgi Sforza dura fino al 1707
Nel 1541 Papa Paolo III Farnese concede l’indipendenza al borgo, avendone già gettato le premesse nel 1538. Rende anche visita al Borgo nella primavera del 1543 in cui è acclamato dalla popolazione, riconoscente poiché l’indipendenza da Piacenza comportava anche alleggerimenti economici.
Il governo della dinastia Sforza continua fino al 1707, quando il territorio arquatese entra a far parte del Ducato di Parma e Piacenza, è il momento dei Farnese e dei Borboni. Fino al 1860 il Ducato di Parma e Piacenza diventa parte dei domini di Maria Luisa d’Austria, a questa data risale l’entrata nello stato unitario dei Savoia.
Monumenti
thumb|250 px|Il Palazzo del Podestà
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Stemma
Lo stemma attuale del comune presenta una complessa figurazione, nella quale si possono riconoscere diversi simboli legati al passato del Borgo. “Di rosso, al castello torricellato di un pezzo, merlato alla ghibellina, aperto, finestrato e murato di nero, accostato da due stelle di sei raggi d’oro ed accompagnato in punta da un giglio dello stesso; a due leoni controrampanti al castello ed affrontati, pure d’oro”. Decreto del Capo del Governo 15 agosto 1929.
Il castello allude alle fortificazioni che ancor oggi contraddistinguono il centro storico.
Bianco (argento) e rosso sono i colori delle armi di Piacenza che, oltre alla lupa di Roma, mostra un quadrato d’argento (alludente al “castrum” quadrato romano) in campo rosso (emblema collegato a Sant’Antonino, patrono di Piacenza).
Il leone d’oro è l’emblema originario degli Sforza (vedi Cotignola), in particolare del ramo di Santa Fiora, feudatari del luogo dopo i Visconti e rappresentati come “protettori” della Rocca arquatese.
Le due stelle d’oro a sei punte sono presenti anche nelle armi della famiglia dei conti Scotti.
Il Giglio d’oro è riferito alla casa Farnese, famiglia ducale di Parma..
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